venerdì, dicembre 23, 2005

De Profundis


"De Profundis"

Non c’è persona, tra i contemporanei di Oscar Wilde, che l’abbia conosciuto e non sia rimasto ammaliato dall’arte della sua conversazione, da quella innata capacità del dialogare e da quella stupefacente eleganza che prendeva a schiaffi la Londra vittoriana.
Le platee londinesi del tempo furono conquistate dai dialoghi effervescenti, dai paradossi cinici e brillanti delle sue commedie che mettevano a nudo le convenzioni e le manie della società vittoriana; proprio questa, però, lo fece rinchiudere in prigione, costretto ai lavori forzati, a causa del suo amore omosessuale per il giovane Lord Alfred Douglas, detto Bosie.
Dalla prigione Wilde scrisse una lettera a Bosie, al quale imputava la propria rovina.
La lettera era ovviamente privata, ma oggi è facilmente reperibile perché fatta pubblicare da Robbie Ross, esecutore letterario di Wilde, nonché suo grande amico.
La versione completa dell’epistola, che lo stesso R.Ross intitolò “De Profundis”, contiene tutto Wilde: la sua eloquenza, la sua cultura sterminata quanto puntuale, soprattutto il suo inimitabile senso dello stile; ma anche le sue debolezze, gli slanci, le passioni, che dandole una dimensione umana finiscono per confermare l’imperitura vitalità di un personaggio emblematico della cultura moderna.
Io consiglio quindi a tutti di leggere questa triste testimonianza di un genio intrappolato in un carcere, testimonianza di come la passione che porta all’irrazionalità non risparmi nessuno, ma soprattutto importantissimo documento per poter comprendere fino in fondo le infinite facce di chi, ancora oggi, è presente nella mente di chi produce arte…
…per quanto assomigli ad un paradosso, e i paradossi sono cose pericolose, è indubbiamente vero che la vita imita l’arte molto più di quanto l’arte non imiti la vita…
Oscar Wilde.

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