venerdì, novembre 17, 2006

Consigli per gli acquisti

2 DISCHI:
-il primo è la raccolta degli oramai compianti Luna, una delle leggende meglio conservate dell'indie-pop americano. Il Best Of esce proprio per celebrare la fine di questo adorabile gruppo, autore di meravigliose songs tra Lou Reed, Smiths e qualche reminiscenza lounge. Nulla di troppo ostico, soltanto (è forse poco?!) 17 emozionanti affreschi di quelle che arrivano diretti al cuore.
-il secondo s'intitola Some Beans & An Octopus ed è il quarto lavoro dell'inglese Vert (aka Adam Butler). Un piccolo gioiellino che si muove divertito e divertente tra swing, pop, ska, blues e rap (il ragazzo ha la stoffa per diventare il più accreditato erede di sua scalcinata maestà Tom Waits). Ne vale davvero la pena, peccato che sia disponibile soltanto on-line (in qualsiasi e-store o sul sito della casa discografica Sonig).
2 FILM:
-The Departed del ritrovato Martin Scorsese dopo le deludenti ultime due uscite: un capolavoro, un pilastro per tutto il cinema a venire. Un thriller di due ore e mezza che passa in un baleno. Ottimo l'intreccio e la regia, superlativi gli attori (su tutti un sempre immenso Jack Nicholson).
-il secondo è invece un consiglio di tenersi alla larga. Da cosa? Dall'ultimo film di Gianni Amelio, La Stella Che Non C'è: noioso come soltanto certi film italiani sanno essere, non riesce ad innalzarsi nostante l'ottima fotografia di Luca Bigazzi.
1 FUMETTO:
-Defenders (Collezione 100% Marvel). Il leggendario trio Giffen/DeMatteis/Maguire trasforma il ritorno del gruppo di supereroi più tormentati esistenzialmente in una incendiaria seguenza di irresistibili battute. Convincente anche la storia di contorno e meravigliosamente grotteschi i disegni di Kevin Maguire. Accaparratevelo!

Sempre da beppe grillo

Un bel respiro profondo

aria_di_veleni.jpg

Respiriamo veleni. Costruiamo fabbriche di veleni. Seppelliamo rifiuti tossici in mezza Italia. Trasformiamo le città in parcheggi e l’aria in ossido di carbonio. Chi inquina ti toglie la vita. Quanta? Non si sa. Di certo una modica quantità. Perchè lo fa? E’ sotto controllo. Non può reagire. I media lo tengono sotto ipnosi. Nella classifica mondiale le prime industrie sono il petrolio e le auto. L’opinione pubblica è creata da queste aziende. Dalla loro ideologia: il profitto. Gli italiani vogliono il loro posto al sole per le fabbriche di veleni. All’italiana. Non paga chi inquina, ma chi viene inquinato. E’ il business degli inceneritori. Commesse pubbliche, veleni privati. L’inceneritore non è una soluzione ai rifiuti. E’ una scorciatoia che trasforma l’organismo umano in rifiuto. I nostri dipendenti politici amano gli inceneritori. Ne vogliono uno per città. Porta lavoro, lavoro, lavoro. La grande mistica del lavoro della sinistra. La grande mistica del profitto della destra. Una mistica bipartisan. Gli inceneritori ci avvelenano.
La Regione Veneto e l’Istituto Oncologico Veneto con il Registro dei Tumori del Veneto, il Comune e la Provincia di Venezia hanno pubblicato uno studio: ‘Rischio di sarcoma in rapporto all’esposizione ambientale a diossine emesse dagli inceneritori’.
Le conclusioni:
- La Provincia di Venezia ha subito un massiccio inquinamento atmosferico da sostanze diossino-simili rilasciate dagli inceneritori...
- Nella popolazione esaminata risulta un significativo eccesso di rischio di sarcoma correlato sia alla durata che all’intensità dell’esposizione
- Gli inceneritori con più alto livello di emissioni in atmosfera sono stati quelli che bruciavano rifiuti urbani..

Chi costruisce inceneritori causa tumori. Va informato sui fatti e poi accompagnato alla porta o, se proprio insiste, rigassificato.

Da beppe grillo


Non sento più parlare dell’Olivetti. Che fine ha fatto? Esiste ancora? Camillo Olivetti, giovane ingegnere, il fondatore, partì per gli Stati Uniti all’inizio del 1900. Al suo ritorno progettò la migliore macchina da scrivere del mondo. Camillo passava la domenica con i suoi operai. Costruì per loro una città a misura d’uomo. Anticipò di anni le conquiste sindacali. Un’utopia che fu poi anche di suo figlio Adriano. Negli anni ’80 l’Olivetti faceva concorrenza nel mondo a IBM, HP, Bull. Aveva laboratori di ricerca in California. Sedi ovunque. Migliaia di tecnici e ingegneri. Dirlo oggi sembra un sogno ad occhi aperti. Ma è successo ieri, appena ieri.
Cos’è oggi l’Olivetti? Chi la dirige? Che cosa produce? Quanti dipendenti ha? Perchè il mondo politico non ne parla mai? Così come non si interessa dello sviluppo dell’information technology a parte le sfilatecarnevalate allo Smau di Milano una volta all’anno.
Se l’Olivetti, una delle poche aziende italiane il cui marchio è ancora conosciuto nel mondo, è morta, se ne celebrino i funerali. Funerali di Stato. In pompa magna. Per ricordare qualche grande italiano e qualcuno meno grande che l’affossò. E che i funerali servano anche per riflettere sul futuro.
Se quello che vogliamo sono ponti, supermercati, strade, viadotti, marciapiedi, catrame, mattoni, parcheggi, l’unico futuro comprensibile a questa sottospecie di politici e di industriali. Se questo è quello che vogliamo, seppelliamo insieme all’Olivetti anche lo sviluppo tecnologico del Paese. Va fatto però in modo ufficiale, almeno questo all’Olivetti è dovuto.

martedì, novembre 14, 2006

Segnalazioni

Si è aperta la nuova rubrica di segnalazioni su radiosisma. Da oggi, ogni settimana, saranno pubblicati cosiddetti "consigli" per musica, cinema, teatro e quanto vi viene in mente. Siete invitati a contribuire. Intanto, per questa settimana :
Cinema - Segnaliamo due film italiani, una volta tanto. "L'amico di famiglia", la nuova regia di Paolo Sorrentino, autore del precedente "Le conseguenze dell'amore", in programma all'Arena San Biagio a Cesena, e il ritorno di Tornatore con "La sconosciuta", in cartellone al Tiffany a Forlì.
Per il teatro segnaliamo, al Rasi di Ravenna, il debutto di "Sterminio" del Teatro delle Albe, in replica fino a domenica. Per chi avesse voglia di spostarsi, imperdibile è "Tre studi per una crocifissione" di e con Danio Manfredini, in scena all' Out Off di Milano fino al 18 Novembre, mentre segnaliamo anche "Le cinque rose di Jennifer" di Annibale Ruccello per la regia di Arturo Cirillo all'Accademia dei Filodrammatici, sempre a Milano. Ciao a tutti.

lunedì, novembre 13, 2006

Studio su Medea


Capita, nella vita, che certe circostanze si incrocino e diano vita a qualcosa di straordinario e unico.
Capita di avere come amico uno dei più grandi drammaturghi contemporanei.
Capita che questo amico lavori con uno dei più interessanti registi contemporanei, dando vita ad un magico sodalizio professionale ed artistico.
Capita, nella vita, di trovarsi a studiare a Milano.
Capita che proprio a Milano, al teatro Out Off, venga messo in scena lo “Studio su Medea”, rivisitazione di Antonio Latella e Federico Bellini della tragedia greca di Euripide.
Capita di sentire “dentro” una sensazione strana, una curiosità, che mi porta al teatro, sfidando il mal di testa e la stanchezza, postumi di una nottata travagliata passata in giro per la Lombardia.

Il tutto inizia alle 17:00.
Lo spettacolo è diviso in tre parti, intervallate da due pause di circa tre quarti d’ora.
Il primo capitolo è “Medea e Giasone”; la scena iniziale ci presenta i due, novelli sposi, che avanzano sulle note di una marcia nuziale distorta ed elettrica, premonizione di tragedia ed angoscia.
I due sono completamente nudi, Medea trascina Giasone, aggrappata al suo pene...o cazzo…che dir si voglia…
Segue un continuo, ma sempre meno sentimentale, unirsi di corpi, di baci e carezze.
La scena è composta dallo scheletro di un letto matrimoniale che viene smontato e rimontato dai due e che assume sempre più le sembianze di una prigione nella quale la vita e il sesso di Medea vengono consumati.
Nascono i figli.
Il secondo capitolo, (“Medea e figli”), vede l’ingresso in scena dei due pargoli, accuditi e allattati dalla madre; li annusa, li lecca…una cagna, una leonessa…una madre.
Il padre li vuole soldati, atletici e sportivi, pare un padre di oggi che vuole il figlio calciatore a tutti costi; Medea, sottratta alla sua vita di splendida donna, vede ora il mondo che si prende l’innocenza dei figli.
A questo punto la tragedia raggiunge il suo culmine: la madre sacrifica i propri figli, carne della sua carne, partoriti da un corpo violentato e distrutto.
Il terzo capitolo, (“Medea Dea”), vede l’apoteosi di Medea, donna alla quale la vita e gli dei si sono presi tutto; si innalza verso il cielo chiusa in un bozzolo, come fosse una crisalide.
Diventa Dea.
ME- DEA ME- DEA ME- DEA.
Sulla terra un’infinità di bambini morti…tutti uguali…Giasone riappare, sotto forma di pagliaccio militare, li raccoglie e li getta, come spazzatura.

Capita, nella vita, di aver assistito a qualcosa di potente e straordinario.
Le mie parole sicuramente non rendo onore adeguatamente a questa maratona teatrale iniziata alla cinque e finita alle dieci di sera, ma che col tempo non ha nulla a che fare data la sua continua attualità.
Un consiglio è sicuramente di andare a vedere, a costo di percorrere molti chilometri.

MEDEA E’ LA MADRE CHE TUTTI AVREMMO DOVUTO AVERE.
passaparola