E'
Bella Ciao, la canzone per eccellenza della Resistenza, il canto partigiano più popolare tra tutti quelli che hanno accompagnato le stagioni di lotta della Seconda Guerra Mondiale e dell'immediato dopoguerra, senza contare l'uso che se ne fece durante le dimostrazioni dell'autunno caldo italiano.Ma quali sono le sue origini, quando è possibile datare il motivo di questo celebre "canto resistente"? Gianni Borgna nel suo Storia della canzone italiana rintraccia le origini del brano in una ballata francese del XVI secolo entrata a fare parte della tradizione folclorica piemontese (La daré d' cola montagna), trentina (Il fiore di Teresina), veneta (Stamattina mi sono alzata), e poi adottata come canto alpino nella Grande Guerra e passata da lì al repertorio delle mondariso e a quello partigiano dell'Appennino emiliano. Pare che i versi iniziali della strofa siano da attribuire alla ballata Fior di tomba,* mentre l'inciso "o bella ciao", da una rima di una canzone per bambini (La me nona l'è vecchierella**).
*"Fiore di tomba", dove si canta la storia di una ragazza che, piuttosto che lasciare l’innamorato, chiede di morire e di essere sepolta in una "cassa fonda"; non da sola però: vuole andarci con il padre, con la madre e, ovviamente, con l’uomo che ama. Non solo: immagina che su questa tomba crescerà un bel fiore, per ricordare a quanti passeranno che lì riposa una ragazza morta per amore; degli altri, sepolti con lei, non le interessa più nulla.
**La me nona l'è vecchierella, che è a sua volta una riduzione infantile della ballata della Bevanda sonnifera.
"La me nòna / l’è vecchierèlla la me fa ciau / la me disi ciau / la me fa ciau ciau ciau la me manda / a la funtanèla a tor l’acqua per desinar"
Sulla nascita della versione partigiana si conosce molto poco e sembra che abbia avuto la sua divulgazione soprattutto nell’Appennino Emiliano. Altre testimonianze indicano una sua conoscenza anche fra i reparti dell’Esercito Italiano di Liberazione aggregato agli alleati durante l’avanzata su Bologna.Il dottor Grasso di Perugia afferma di averla imparata durante l’avanzata su Bologna, mentre militava con i reparti regolari aggregati agli Alleati. Altre testimonianze indicano la zona di Montefiorino, sull’Appennino emiliano, come luogo di presenza del canto durante la Resistenza.
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